Essere pagati per mangiare


Siamo italiani. La cultura del buon cibo è radicata nel nostro dna. La nostra cucina è una delle più apprezzate ed imitate in tutto il mondo. 

Che il mangiare bene sia uno dei piaceri della vita, nelle nostre case, lo si sente spesso dire, ma avreste mai pensato che farlo potrebbe essere addirittura fonte di guadagno?


Chi è l’assaggiatore professionale

Innanzitutto, va spiegato chi è l’assaggiatore professionale. Si tratta di una persona che, dopo aver fatto un determinato percorso di studi, grazie a delle qualità di base già in suo possesso – un buon palato e un buon naso – viene chiamata per valutare la qualità e le caratteristiche di alcuni cibi.

L’assaggiatore, che sia alle dipendenze di una azienda o che lavori da free lance su chiamata – deve certificare le proprietà organolettiche dei cibi, non basandosi sul proprio gusto personale ma rispondendo a dei parametri ben definiti.

Quello che, difatti, differenzia il professionista da una semplice “buona forchetta” sono proprio le capacità di riuscire ad individuare in un dato prodotto, in modo quanto più dettagliato e preciso, le componenti dell’alimento stesso. Un lavoro molto complesso rispetto a quello che si potrebbe immaginare.

Il giudice sensoriale (definito anche così l’assaggiatore professionale quando viene chiamato per esprimere un giudizio all’interno di un gruppo), diventa col tempo un vero e proprio esperto nel proprio campo.

C’è difatti chi è specializzato nelle degustazioni di caffè, chi in quelle di olio, chi negli assaggi dei formaggi e così via. Il giudice sensoriale deve essere in grado di valutare con esattezza quello che percepisce attraverso i propri sensi, riuscendone anche misurare il grado di intensità percepita. 

Come diventare assaggiatore professionale

Esistono dei corsi ben specifici in Scienze Sensoriali ai quali potersi iscrivere, nel momento in cui si comprende di avere una vera e propria passione per la conoscenza del cibo, che va al di là della semplice e banale curiosità.

Chi intende iniziare questo percorso deve però avere degli importanti requisiti di base:


  • Non deve essere un fumatore

  • Non deve soffrire di riniti, intolleranze alimentari e/o allergie

  • Non deve essere daltonico


Oltre a questi tre basilari prerogative, il futuro assaggiatore deve avere del tempo a disposizione da dedicare a questa attività in quanto la sua collaborazione viene richiesta all’occorrenza, spesso con poco preavviso.

Inoltre, bisogna considerare che – a meno che non si sia stati assunti come lavoratori dipendenti – la professione di assaggiatore professionale non la si può espletare 8 ore al giorno poiché le papille gustative andrebbero in tilt, così come sarebbe impensabile che lo stomaco sopporti l’introduzione di alimenti per così tante ore consecutive.

Chi “assaggia” per lavoro, dunque, lo fa solitamente come attività complementare ad un’altra professione.

Amaro, dolce, sapido, salato, acido, astringente, piccante, pastoso, sono alcune delle definizioni con le quali gli assaggiatori professionali definiscono i parametri dei diversi alimenti.


Come lavorano gli assaggiatori professionali

Dopo aver superato il percorso formativo ed essere entrato in possesso di un documento che ne attesti la titolarità, l’assaggiatore professionale può essere chiamato per far parte di piccoli gruppi di lavoro, per effettuare determinati test.

Solitamente il gruppetto svolge le proprie analisi col supporto del “panel leader“, che è il ricercatore esperto in scienze sensoriali che redigerà la scheda prodotto, sulla base delle opinioni dei vari assaggiatori.

Uno dei tanti esempi più conosciuti è la prova degustazione del caffè: qui i giudici assaggiatori sono invitati ad individuare ad ogni sorso il livello di amaro, il livello di tostatura, l’intensità della schiuma e così via. Non si superano quasi mai i tre assaggi in quanto lo stress alle papille gustative potrebbe risultare controproducente.

Anche le altre bevande e i prodotti liquidi seguono, quindi, lo stesso percorso. Pensate a quanto è famosa la professione del sommelier,considerato il vero e (quasi) unico intenditore di vini al quale ci si possa affidare nella scelta del “bicchiere dell’eccellenza”. Non mancano assaggiatori professionisti di olio, così come si è sviluppata molto la figura dell’idrosommelier, ossia l’assaggiatore di acque minerali e sono nate vere e proprie associazioni nazionali di categoria.

Chi investe, poi, nella professione del food tester può diffondere le proprie conoscenze, oggi, attraverso la scrittura e specializzarsi nella professione di editor gastronomico: scrivere di cibo, con cognizione di causa, in modo etico e sapendo riportare su carta le sensazioni del nostro palato.

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